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I contenitori dell’olio dai Sanniti fino ad oggi

Analizziamo brevemente alcuni periodi significativi per capire come, nel tempo, il contenitore dell’olio è stato considerato e progettato.

La comparsa ufficiale dei Sanniti accadde attorno all’anno 354 a.C ed è proprio questo popolo che apre le danze all’attuale tradizione dell’olio del territorio del Sannio. Questa civiltà ha lasciato varie testimonianze del commercio e della coltivazione dell’olio. Un esempio arrivato fino ai giorni nostri è il ‘vaso a borraccia’. 

I Greci, che per primi esportarono considerevoli quantità di olio d’oliva, utilizzavano particolari anfore, dette ‘SOS’. Al tempo si capiva che il suo contenuto era l’olio grazie alla loro forma. Grazie ai colori ed i diversi segni sull’esterno si capiva invece il luogo di origine e il produttore (marchi incisi in fase di produzione e quindi indelebili e segni dipinti successivamente). Furono i Greci ad applicare per primi il concetto di “forma=funzione”, introducendo il concetto di “brand” e quello di “marchio di origine”.

I Romani, perfezionarono questo sistema realizzando anfore con imboccature più piccole e pratiche, con forme leggermente diverse le une dalle altre (le diversità riguardavano principalmente i manici e l’imboccatura): questo consentiva di ridurre le frodi perché le anfore potevano essere ridipinte ma non potevano essere modificate fisicamente. Furono i Romani, per primi, a capire la necessità di proteggere e garantire l’origine del contenuto.

Dopo la caduta dell’impero Romano, nel Medioevo, il contenitore cambia forma diventando più piccolo e destinato all’uso diretto. La terracotta viene pian piano sostituita dal metallo e dal vetro ma il loro costo rimane ancora abbastanza elevato nonostante l’ulteriore utilizzo di questi recipienti nelle funzioni religiose (soprattutto nell’Europa cristiana). In questo periodo però si assiste alla diffusione del concetto di “contenitore per uso finale”.

Si deve attendere la fine dell’Ottocento e lo sviluppo dei trasporti via mare e via terra affinché si possa parlare di ulteriori innovazioni nel campo dei contenitori. Innovazioni che però non sono dettate dalla necessità di migliorare l’idea di base dei Greci (identificare il prodotto e il suo produttore), o dei Romani (ridurre le frodi), ma dalla necessità impellente di trovare una soluzione alla crescente richiesta di olio che deve essere soddisfatta utilizzando contenitori di facile reperibilità, robusti e a basso prezzo.

Una delle prime soluzioni fu quella di guardarsi intorno e vedere se sul mercato era già presente qualcosa che potesse adattarsi.

Il mondo del vino (da cui spesso l’olivicoltura ha trovato ispirazione) offriva una soluzione molto semplice: la damigiana di vetro impagliata, che ancora oggi viene utilizzata per trasportare il vino. Il vetro è facilmente lavabile, igienico, sufficientemente protetto dalla paglia e disponibile in gran quantità a un costo ragionevole.

Per distinguere e differenziare i vari oli si fissava sul collo della damigiana un cappuccio in cartone che recava impresso il nome del produttore e la classe merceologica.

Nel Novecento si inizia a vendere l’olio in contenitori di metallo o di vetro dalle ridotte e diversificate dimensioni, utilizzando diversi sistemi commerciali quali il porta a porta: ecco che anche nel mondo dell’olio nasce il concetto di soddisfare il consumatore finale offrendo qualcosa in più del semplice prodotto (il servizio a domicilio, per esempio).

Si dovranno comunque attendere la nascita dell’extravergine e gli anni ’70 per poter parlare di marketing e confezionamento su larga scala e far sì che il prodotto non venga più venduto sfuso.

Negli ultimi anni, come per il vino, con la nascita di DOP, Consorzi e disciplinari che definiscono metodi di produzione o cultivar, è diventato molto importante l’utilizzo di un contenitore che identifichi il suo contenuto in modo univoco, con un tappo anti riempimento per evitare frodi e che al tempo stesso attragga il consumatore: queste scelte confermano che i concetti sviluppati dai greci e dai romani sono ancora in uso, anche se con modi e materiali diversi. 

In particolare nell’ultimo decennio, in seguito ad una presa di coscienza e consapevolezza dell’importanza della conservazione per preservare la qualità del prodotto, sia in termini di valori nutrizionali, che organolettici, si è messa in atto un’evoluzione.

I nemici dell’Olio: LUCE, CALDO, FREDDO ed OSSIGENO. 
L’olio viene conservato e venduto in vetro scuro. Il vetro è un materiale puro che non reagisce a contatto con altre sostanze ed è del tutto riciclabile. In secondo luogo ma non meno importante e dato che il prodotto è fotosensibile, si consiglia di riporre l’olio in un luogo lontano dalla luce solare e da quella delle lampadine così da preservare le sue preziose proprietà nutrizionali e organolettiche, motivo per cui l’olio è inserito in bottiglie scure. Al fine di limitare al minimo il contatto con l’ossigeno, il confezionamento in bottiglie di piccolo taglio (al massimo 750 ml) è preferibile! Per un’ottima conservazione si suggerisce inoltre di non esporre le bottiglie a sbalzi termici.

Questi sono accorgimenti a cui SUNNN è molta attenta fin dalle prime fasi della produzione sino alla vendita del prodotto.

Venafro SUNNN Olio EVO

Il tempo è l’unica cosa che abbiamo. Non vi è alcun progresso senza memoria. Non può esservi consapevolezza piena della propria identità senza la conoscenza della propria storia e delle proprie tradizioni.